A Càmpu Antigu, nei pressi di Caselline, tra le pietre di un muro a secco crollato per una frana, sono stati ritrovati materiali della tarda età imperiale romana.
Con l'avvento e la diffusione del Cristianesimo da parte dei monaci benedettini venne fondato a Vaccarezza il monastero dedicato alla Santa Madre di Dio e la Chiesa di Sant'Andrea di Bovarizia di Caserza abbandonata dopo un'epidemia di peste nel '500. Scavi recenti hanno provato l'esistenza del luogo sacro. I ritrovamenti del sito sono stati sistemati nella sezione archeologica del Museo Storico della Valle Scrivia.
Prima della costituzione del Comune, alla fine del 1800, le varie comunità vivevano nei piccoli borghi attorno alle loro parrocchie. L’unico legame nei secoli, fu la sudditanza ai feudatari della zona, i Fieschi, signori anche di Savignone, Casella, Montoggio, e Crocefieschi. In seguito, l’invasione napoleonica del XVIII secolo, sopprimendo i vincoli feudali e costituendo le municipalitèes, attribuì caoticamente i vari borghi alla giurisdizione dei maiores dei paesi contermini, anche senza continuità territoriale.
Ancora nel 1861 con 2975 abitanti Valbrevenna era un mondo autarchico, quasi irraggiungibile, più popoloso di centri del fondo valle, come Busalla, già toccati dalle grandi strade di comunicazione. L’istituzione del comune nel 1893 e l’apertura della strada provinciale nel 1934 hanno solo accompagnato lo svuotamento di 44 paesi. Ma oggi l’ombra dell’abbandono che appariva irreversibile sfuma nel riflusso di giovani agricoltori e seconde case.
Il Comune di Valbrevenna si può, a ragione, considerare il più giovane Comune della Valle Scrivia, forse della stessa provincia di Genova. Mentre per buona parte dei Comuni della Valle Scrivia si hanno tracce e documentazioni secolari, per quello di Valbrevenna viceversa si hanno notizie a partire dal 1896, anno della sua costituzione con l’aggregazione di territori appartenenti ai Comuni di Savignone, Casella e Montoggio. In questa entità territoriale sono inglobate sette parrocchie. Esse sono: Frassinello, Carsi, Senarega, Pareto e Clavarezza appartenenti alla diocesi di Genova, e le parrocchie di Nenno e Tonno appartenenti alla diocesi di Tortona. Esistono altresì cappelle dipendenti da parrocchie limitrofe (Vaccarezza e Montoggio).
La popolazione del Comune di Valbrevenna all’atto della costituzione superava le tremila anime, disseminate in oltre cinquanta frazioni, distribuite in un territorio di 35 Kmq. Sede del Municipio venne scelta la località di Carsi, posta in posizione baricentrica e raggiungibile attraverso la fitta rete di mulattiere, prevalentemente poste a mezza costa, come del resto la maggior parte delle località più importanti.
Fra gli anni 1920 e 1930 iniziò la costruzione delle prime strade automobilistiche. Per prima entrò in servizio quella di fondovalle, che partendo da Avosso, in Comune di Casella, seguendo il corso del torrente Brevenna, giungeva alla località di Molino Vecchio. Veniva così a cessare un secolare isolamento che determinava come primo provvedimento, seppur contestato, lo spostamento della sede municipale in località Molino Vecchio, in quanto più rapidamente ed agevolmente raggiungibile sia dalla Valle Scrivia che da Genova o dal Piemonte. Inoltre il movimento migratorio verso le Americhe sia del Nord che del Sud, già iniziato nei primi anni del secolo XX, stava progressivamente spopolando particolarmente quelle frazioni poste nella zona più interna, in quanto meno favorita climaticamente e poco vantaggiosa ad una economia contadina. Si è verificato un temporaneo incremento della popolazione negli anni della seconda guerra mondiale, sia per il ritorno di molte persone originarie, sia per la contemporanea presenza di sfollati, accorsi dalla città per sfuggire ai bombardamenti aerei.
Nel dopoguerra è ripresa la costruzione di strade, che hanno consentito il collegamento di quasi tutte le località del territorio comunale. Ciò ha consentito la possibilità di raggiungere speditamente ogni angolo del comprensorio, ma, molti valligiani, richiamati dalle opportunità di lavoro e di maggiori guadagni hanno abbandonato case e terreni, stabilendosi in città, anche per le garanzie di carattere sociale, che in loco sarebbero mancate.
Ad un futuro pieno di incertezze si può contrapporre un glorioso passato di quando la valle era densamente popolata. Occorre quindi preliminarmente illustrare l’attuale realtà, prima di poter analizzare le possibili soluzioni future. La popolazione attuale ammonta a poco più di 750 unità, distribuite non uniformemente nel territorio. Infatti la presenza nella bassa valle costituisce l’80% della popolazione. Soltanto nella stagione estiva si verifica un incremento di presenze distribuito in maniera omogenea nella totalità delle località e frazioni nell’ordine di oltre 3000 unità.
Caratteristica del Comune di Valbrevenna, oltre alla mancanza di storicità municipale secolare, è data dall’assenza di un consistente centro storico, come attualmente si verifica nei Comuni limitrofi, ma viceversa esso è costituito dalla presenza di numerose località e frazioni disseminate nel vasto territorio, di cui molte scarsamente popolate od addirittura completamente abbandonate.
In mancanza di una inquadratura storica lo stemma del comune rappresenta un riferimento alla morfologia geologica della valle.
Lo stemma, più precisamente, presenta i sei monti che delimitano la valle (Antola, Buio, Schigonzo, Duso, Liprando e Banca) in una triplice serie di colore verde, a cui è sovrapposta una banda rossa, con sette croci dorate simboleggianti le sette parrocchie centro delle comunità primeve (Nenno e Tonno della diocesi di Tortona e Frassinello, Carsi, Senarega, Pareto e Clavarezza appartenenti alla diocesi di Genova) ed uno sfondo a strisce diagonali argentate e celesti, rappresentanti lo stemma della famiglia Fieschi.
Tale stemma è stato ufficialmente riconosciuto con decreto del Presidente della Repubblica in data 29 gennaio 2003. Il Comune di Valbrevenna ha preferito questa rappresentazione, quasi topografica, ad altre che richiamassero l’antichissima vita valligiana o che riprendessero semplicemente il significato del toponimo, poiché meno facilmente comprensibili e graficamente meno armoniche.